“L’arte è un linguaggio spirituale comune a tutti, per le differenti religioni, ed è quindi fantastico lavorare allo stesso tempo in una chiesa e in un tempio buddista”. Benedetta Tagliabue, archistar italiana classe 1963 trapiantata a Barcellona, durante il suo speech al Klimahouse Digital Congress 2021 ha inteso queste parole in senso letterale. Lei e il suo team hanno davvero lavorato contemporaneamente ad un tempio buddista a Tenerife e ad una chiesa a Ferrara.
Per la titolare dello Studio EMBT, fondato nel 1994 con il marito Enric Miralles (scomparso nel 2000), l’architettura non significa tracciare delle linee astratte, fuori dalla realtà, ma vivere uno spazio fatto di esperienze culturali e filosofiche sempre nuove. Una maniera diversa di vivere l’architettura per la quale le donne hanno ancora il meglio da dare: detto dalla vincitrice del Prix des Femmes Architectes di ARVHA suona tanto più vero quanto convincente.
L’approccio di esplorazione naturalistica e antropologica del territorio in cui si inserisce un’architettura, è la stella polare che Tagliabue ha seguito in ogni suo progetto: dal Parlamento scozzese di Edimburgo con le travi a vista, che ricordano il gioco tradizionale del lancio del tronco nelle Highlands, al Mercato di Santa Caterina a Barcellona, dove il legno lamellare e la ceramica interagiscono in un’armonia sottile, calda, colorata, legata alla terra. Valori che ritornano nel Padiglione spagnolo all’Expo 2010 di Shanghai, ispirato all’antica tradizione iberica dell’intreccio dei vimini: un lavoro che si fa con gli occhi e con le mani, ma che si sente con il cuore.
Un cuore artistico che da solo può dare senso anche al luogo più duro e freddo, come nel caso della Stazione della metropolitana del Centro Direzionale di Napoli. Qui l’utilizzo del legno con forme curve per le coperture e le opere di artisti locali renderanno a misura d’uomo un luogo fatto di palazzi in vetro e cemento, dove si fa sentire più che altrove la necessità di un’anima, di un segno di umanità.
Grazie Benedetta Tagliabue, il tuo cuore e quello di Klimahouse battono all’unisono!